La paura del bambino

La paura del bambino

Qual è il peggior incubo di un soccorritore?

Intervenire in soccorso in caso di un grave incidente stradale? oppure soccorrere un paziente con possibile malattia contagiosa? oppure affrontare un paziente con grave disagio psicologico? oppure temere di dover gestire in modo avanzato una via aerea potenzialmente a rischio? o ancora soccorrere le vittime di una sparatoria non essendo sicuri della bonifica della scena?

Credo che sopra a tutti questi timori ci sia l’ansia di un intervento su un bambino in condizioni critiche.

Dalla Centrale Operativa: “…incosciente, 8 mesi, forse non respira…sembra in arresto…

In testa subito mille domande:

  • Qual è il tempo di insorgenza dell’assenza di polso?
  • I presenti stanno eseguendo la RCP? E l’anno iniziata subito?
  • Quali attrezzature preparo durante il tragitto?
  • Sono necessarie risorse aggiuntive?
  • Cosa dico ai componenti dell’equipaggio? Come suddivido i compiti?
  • Dove è il centro di riferimento pediatrico o il pronto soccorso più vicino?
  • E soprattutto… perché i bambini vanno in arresto cardiaco?

Il corso EPC (Emergency Pediatric Care) di NAEMT tenta di dare una risposta a tutte queste domande.

L’obiettivo principale del corso EPC non è solo assicurarsi che i soccorritori possano prestare le migliori cure al bambino malato o traumatizzato, bensì anche far comprendere che quasi tutte le chiamate pediatriche ruotano attorno alle necessità non solo del bambino ma anche dei suoi famigliari (o caregiver).

Quando le famiglie percepiscono che qualcuno di competente ha il pieno controllo della gestione del bambino, migliora subito la disponibilità a partecipare al trattamento come parti integranti della squadra di soccorso. Questo è molto utile sia per il bambino sia per i soccorritori.

La ricerca ha dimostrato che i due interventi in particolare che hanno un impatto positivo sulla sopravvivenza pediatrica da arresto cardiaco, sono l RCP di alta qualità somministrata dagli astanti e la defibrillazione precoce.

Secondo diversi studi, solo tra un terzo alla metà di lattanti e bambini che vanno incontro ad arresto cardiaco nel preospedaliero ricevono una RCP dai presenti. Inoltre, i soccorritori del Sistema di Emergenza Territoriale operano in una condizione di svantaggio nell’acquisire esperienza nel campo pediatrico. Studi hanno dimostrato che circa il 6-10% di tutte le chiamate preospedaliere riguardano bambini. Di queste, appena il 10% riguarda bambini che necessitano di procedure ALS sul campo. Questo significa che solo l’ 1% di delle chiamate complessive riguardano bambini con lesioni o patologie potenzialmente critiche. Date tali statistiche non sorprende che i soccorritori non si trovino a loro agio nel gestire la maggior parte dei pazienti pediatrici; dopo tutto se è la pratica che perfeziona l’arte quale può essere il risultato di una mancanza di pratica?

Un altro aspetto del trattamento pediatrico che può rendere difficile una chiamata è il fatto che occorre relazionarsi non solo con il bambino malato o traumatizzato, ma anche con i suoi famigliari (o caregiver). I pediatri spesso affermano che “la parte più difficile della gestione di un bambino è la gestione dei suoi genitori.” Questo aspetto si evidenzia in maggior misura nell’ambiente preospedaliero, poiché i soccorritori devono spesso relazionarsi con famigliari (o caregiver) sotto stress.

La consapevolezza che la stragrande maggioranza delle chiamate d’emergenza pediatriche non riguardano situazioni di immediato pericolo di vita ha spinto coloro che hanno progettato il corso EPC a porre l’attenzione su 4 aspetti principali dell’assistenza. Questi 4 principi sono cardini importanti nello sviluppo del progetto del corso EPC:

  1. I soccorritori devono rapidamente identificare i bambini instabili o potenzialmente instabili in modo da adattare l’approccio sulla scena e le decisioni di trattamento e trasporto in maniera appropriata e efficace. Sebbene nel mondo preospedaliero i bambini in condizioni che ne minacciano la sopravvivenza siano rari, ogni soccorritore deve essere preparato a fronteggiare questa situazione come se essa si potesse verificare ad ogni chiamata. Le minacce alla vita devono essere prontamente identificate e gli interventi cruciali messi in atto come se il soccorritore li praticasse quotidianamente. Per sopperire alla mancanza di esperienza è molto utile avere dei parametri che aiutino il soccorritore nell’emettere velocemente un giudizio di “critico” o “non critico”. Questo è il motivo per cui l’EPC raccomanda con forza l’uso del Triangolo di Valutazione Pediatrica, sviluppato inizialmente per il corso PEPP ed ora incorporato negli altri corsi pediatrici. Anche la preziosa EPC Card, che racchiude dosaggi di farmaci e procedure, è uno strumento indispensabile per la propria attività quotidiana e viene fornita ad ogni partecipante al corso.
  2. I soccorritori devono essere sensibilizzati a prestare attenzione più alle comuni malattie e lesioni traumatiche pediatriche che non a quelle più pericolose. L’EPC riconosce l’utilità dei corsi come il PALS (Pediatric Advanced Life Support) che si soffermano nell’identificare e trattare i bambini in pericolo di vita. Queste sono conoscenze cruciali sia per i soccorritori ‘base’ sia per quelli ‘avanzati’. L’EPC non vuole essere un sostituto per questi corsi basati sulla rianimazione ma si configura come un corso complementare che si rivolge alla più vasta platea dei più comuni problemi pediatrici incontrati dai soccorritori pre-ospedalieri. Sebbene sia certamente più importante la capacità di riconoscere e intervenire prontamente nelle situazioni pericolose per la sopravvivenza, circa 9 chiamate pediatriche su 10 necessitano solo di trattamenti di supporto. I soccorritori devono essere in grado di riconoscere e trattare la maggior parte dei problemi pediatrici. Il fattore chiave è rendersi conto che le chiamate per problemi “comuni” non sono meno importanti di quelle per evidenti emergenze. Primo, ogni chiamata è un’emergenza agli occhi dei famigliari: il carattere di emergenza è dato dal paziente, non dal soccorritore. Secondo, ogni “emergenza comune” può potenzialmente degenerare. Nulla può essere più pericoloso di una chiamata di “routine” per un paziente asmatico o convulsivante. Allo stato attuale si può considerare positivamente che la maggior parte delle chiamate pediatriche sia monotona perché rappresenta una opportunità eccellente per i soccorritori per esercitarsi nelle loro abilità di valutazione e comunicazione, per imparare di più su ciò che è “la norma” per i bambini e per accumulare esperienza nell’interfacciarsi con le famiglie. Ogni chiamata è un’opportunità di apprendimento che aumenta la capacità del soccorritore per gestire i bambini in cui si imbatte. 
  3. Poichè le procedure di Pediatric Advanced Life Support sono usate di rado sulla scena pediatrica, il mantenimento di tali abilità è un obbligo. Ogni procedura di intervento deve essere valutata attentamente soppesando rischi e benefici e considerando sempre possibili alternative. I rari casi di bambini che necessitano di procedure preospedaliere avanzate lasciano ai soccorritori poche possibilità di mantenere vive le loro abilità manuali. Ogni manovra comporta rischi e benefici specifici non solo intrinsecamente ma anche riguardo all’esperienza di chi la pratica e alle circostanze uniche in cui essa viene effettuata. La mancanza di una pratica continua aggrava i rischi di ogni manovra. Ogni intervento deve quindi includere una rapida ma onesta valutazione dei rischi/benefici di ogni trattamento alternativo. Il trattamento deve mirare a raggiungere gli obiettivi fisiologici e non quelli procedurali. Se si può ottenere una adeguata ossigenazione e ventilazione e una protezione della via aerea accettabile attraverso manovre BLS nel modo più sicuro, diminuisce la necessità di effettuare una rischiosa procedura avanzata quale l’intubazione della trachea. Gli obiettivi procedurali devono essere mirati al paziente non al soccorritore. Il pensiero: “Io sono un soccorritore quindi devo intubare questo bambino in insufficienza respiratoria” è soccorritore-centrico. Quello paziente-centrico invece recita “Devo fornire ossigenazione, ventilazione e protezione delle vie aeree adeguate. Come posso farlo nel modo più sicuro per questo bambino?” 
  4. Nessuno conosce un bambino meglio di chi se ne prende cura. L’uso efficace di un famigliare (o caregiver) in qualità di componente della squadra di soccorso può migliorare il trattamento e la soddisfazione del paziente, della famiglia e del soccorritore riguardo agli sforzi ed alla assistenza senza prestare troppa attenzione al risultato finale. Raramente ci si occupa di un bambino senza che nessuno di coloro che lo accudiscono sia presente. Si deve presumere che i famigliari (o caregiver) sappiamo molto di più sul bambino di altri e che il bambino si sentirà meglio, almeno sotto il profilo psicologico, se uno dei suoi famigliari (o caregiver) partecipa al trattamento. I genitori devono essere i benvenuti e aiutare i trattamenti come se facessero parte della squadra di soccorso. I principi del trattamento incentrato sulla famiglia permettono di potenziare e amplificare il sostegno della famiglia durante l’attività di soccorso facilitandola mediante la conquista della fiducia e del rispetto di coloro che si adoperano per il bene del bambino. L’EPC adotta un approccio al trattamento pediatrico incentrato sulla famiglia che ne fa quindi parte integrante. I famigliari (o caregiver) sono coinvolti nel processo decisionale e se ne rispetta il contributo nella prosecuzione dell’intervento. Questa è una filosofia relativamente nuova sulla scena ma è una metodica di già provata efficacia in altri ambienti pediatrici.

Per tutti questi motivi, se ti sei ritrovato nelle descrizioni e nelle preoccupazioni descritte qui sopra e vuoi approfondire l’argomento, consulta la pagina relativa ad EPC su questo sito e cerca il prossimo corso più vicino a te per informazioni.